Scienza e curiosità del Lago di Garda #4

Scienza e curiosità del Lago di Garda #4 di Claire Beaux

Domenica mattina: il gruppetto di sub era appena arrivato al porticciolo di Toscolano. Il cielo era plumbeo come non mai e tirava un po’ di vento, ma in fondo tutti speravano che il Lago almeno lì, dove la riva era un po’ riparata, fosse clemente così da potersi godere l’immersione. Il parcheggio questa volta non era stato un problema, beh era inverno, niente turisti! Svoltato l’angolo però gli spruzzi delle onde li investirono in pieno. Optarono per la Spiaggia degli Ulivi, un po’ più a sud: la larga battigia era investita da onde, ma meno alte e impetuose. Avrebbero fatto lì la loro agognata immersione.

Porticciolo di Toscolano. Foto di Claire Beaux

Questo è un tipico scenario da lago, o meglio è il tipico scenario con cui i sub lacustri hanno a che fare: scendere in acqua anche quando non è serenissimo e cambiare sito per trovare le condizioni migliori. Ma da cosa sono provocate le onde e i movimenti delle acque del nostro Lago? L’acqua fa parte della “famiglia” dei fluidi (insieme ai gas) che possono essere ideali e quindi non manifestare resistenza al movimento oppure, nella maggior parte dei casi, reali. Questi ultimi sono soggetti all’attrito: immaginiamo un fluido come composto da tanti strati (una sorta di pila di fogli liquidi) ognuno dei quali scorre sopra l’altro. Ecco, da questo “scorrimento” si genera la viscosità (o attrito interno) che, a seconda che sia più o meno intensa, fa scivolare più o meno facilmente i vari strati fra loro. È una caratteristica fisica che dipende dall’area della superficie dello strato e dalla sua velocità. Il moto degli strati che compongono le masse d’acqua si chiama anche flusso e può essere di due tipi: laminare (uno strato scorre sopra l’altro in un’unica direzione e la velocità del movimento è bassa) oppure turbolento (gli strati si muovono in ogni direzione a velocità elevate).Nei laghi come il Garda, molto profondi, velocità anche di pochi millimetri al secondo provocano flussi turbolenti. A causa di questi moti le particelle di acqua si spostano portando con sé proprietà chimiche e fisiche della zona da dove provengono. Ciò ha come conseguenza moti convettivi (ricordate la pasta? Andate a rileggere la terza puntata se vi sfugge.) turbolenti che trasferiscono proprietà termiche anche a strati profondi. Il trasporto di particelle di acqua e il moto turbolento sono condizioni ordinarie delle acque lacustri.Chi è il responsabile di tutto ciò? Il vento. Esso trasferisce parte della sua energia all’acqua e dà origine anche ad altri fenomeni quali le onde, le sesse superficiali, le sesse interne e le correnti superficiali di deriva.

Le onde

Le onde sono oscillazioni, più o meno ampie e regolari, che “spostano” energia e non materia. “Ecco ci risiamo con i paroloni della fisica!” Tranquilli, ora vi spiego. Le particelle che compongono gli strati d’acqua superficiali sono investite dall’energia del vento e cominciano a fare un moto circolare (detto anche orbitale) tornando sempre nella posizione di partenza: quindi è la forma che si sposta (quella da noi chiamata onda), mentre l’acqua resta lì. Il moto orbitale superficiale si trasferisce agli strati sottostanti con una diminuzione del diametro delle orbite man mano che si scende. Sotto i 10-12 metri il moto ondoso è del tutto trascurabile. Le onde però non restano tali, cioè belle “tonde”, fino a riva: questo dipende dal fatto che diminuendo la quantità di acqua sotto la superficie muta l’orbita delle particelle, diventando delle ellissi che si schiacciano sempre più deformando il profilo iniziale dell’onda. Questo mutamento è più o meno rapido a seconda della pendenza e della natura del fondo, della velocità e della forza del vento. Una volta infrantasi, l’acqua ha perso tutta la sua energia e ritorna verso il Lago.Il moto ondoso della superficie non è solo affascinante da vedersi, esso infatti influenza le temperature dell’acqua perché insieme all’azione del vento la raffredda e altera le condizioni naturali di equilibrio.

Le sesse superficiali

Facciamo un esperimento mentale: pensate a una vaschetta, larga e bassa, immaginate di riempirla, non fino al bordo, di acqua. Ora, delicatamente, alzate un lato e riposatela a terra: cosa succede? L’acqua si alza prima da una parte e, nello stesso istante, si abbassa dalla parte opposta, poi i livelli si invertono e così via fino a quando il liquido ritorna nello stato orizzontale di partenza. Le acque lacustri si comportano in maniera un po’ più complessa, ma del tutto analoga a quanto abbiamo appena sperimentato: si verificano cioè dei movimenti periodici dei livelli che lasciano parti di spiaggia “a secco”, sono le sesse superficiali. In pratica il vento soffia in maniera costante in una direzione e può avere talmente tanta forza da spingere “in su” l’acqua (come noi che abbiamo alzato la vaschetta), appena il vento cala, per gravità l’acqua torna indietro e si genera un’oscillazione che man mano si smorza. Una caratteristica interessante di questo moto ondoso è il periodo, ossia il tempo dopo il quale il moto si ripete. Il periodo delle sesse dipende dalla forma della conca lacustre: una conca lunga e profonda è predisposta al fenomeno delle sesse superficiali. Nel Lago di Garda può instaurarsi una sessa con un periodo di 42 minuti (cioè il tempo che l’acqua impiega a fare un’oscillazione, andare su e tornare giù, è di 42 minuti).

Le sesse interne

In un lago stratificato, quando il vento soffia nella stessa direzione per tempi molto lunghi, si possono avere dei moti ondosi interni alla massa d’acqua, non visibili sulla superficie: sono le sesse interne. Si dice che si generano delle onde stazionarie, ossia che stazionano in un certo spazio, e coinvolgono la superficie di separazione di due strati. Hanno un periodo maggiore delle sesse superficiali e possono essere alte anche alcuni metri. Da esse sono generate delle correnti in avanti e indietro responsabili dei movimenti degli strati profondi. Queste sesse hanno un ruolo molto importante perché trasportano calore e sostanze nutritive sia nella direzione orizzontale che in quella verticale.

Le correnti superficiali di deriva

Abbiamo detto prima che l’onda non “porta con sé acqua”, ma può accadere che soffi un vento sufficientemente intenso da “strappare” particelle di liquido e spostarle: sono le correnti superficiali di deriva. Esse possono interessare solo la superficie o anche i primi strati, dipende dalla forza e dall’inclinazione del vento. In ogni caso velocità e intensità di tali correnti sono legate alla morfologia del bacino e dell’ambiente circostante e dall’orientamento del lago rispetto alle correnti d’aria. Esistono anche correnti di profondità, non causate dal vento ma dalle acque fluviali degli immissari, che tra l’altro sono più fredde e molto spesso cariche di materiale sospeso. Ciò comporta che tali acque “cadano” subito in profondità seguendo il profilo del fondo per poi scorrere in orizzontale ed estinguersi.

Ma torniamo ai nostri (poveri e raminghi) sub.

Nei corsi di subacquea che ho seguito mi è sempre stato detto che occorre monitorare le condizioni meteorologiche, cosa che mi premuro di ribadire anche da assistente istruttore. Può capitare però un cambio repentino, che magari avviene mentre siamo con la testa sott’acqua (Ricordo che successe durante una didattica di terzo grado a me e ai miei compagni di corso…). Come fare? Vi avevo annunciato un ospite speciale ed eccolo qui: chiederemo qualche suggerimento e qualche dritta a un istruttore subacqueo di lunga esperienza soprattutto lacustre, e con conoscenza dei venti del Lago grazie a ventidue anni di regate sul Benaco.

Roberto, come possiamo fare se all’uscita dall’acqua ci troviamo in mezzo a onde alte più di mezzo metro?

La prima cosa da fare, ancora prima di decidere se immergersi oppure no, è conoscere molto bene l’ambiente in cui viviamo, se esistono delle tipicità quali i venti, la loro direzione, la loro durata, la loro intensità. Se però ci trovassimo nella situazione che mi descrivi, quindi malauguratamente siamo in acqua e dobbiamo uscire, occorre portarsi dove l’onda non fa risacca, togliersi le pinne, cercare di stare in piedi e appena arriva l’onda “correre” fuori. Questo se si hanno le bombole in spalla, se invece è possibile liberarsi dell’attrezzatura (in modo che poi si possa facilmente recuperare), teniamo indossate le pinne e nuotiamo “spiaggiandoci”.

Buona cosa sarebbe avere una corda fissata a riva che scende in spiaggia, attaccarsi e salire senza pinne. La corda serve quando l’acqua torna indietro così che non si è tirati di nuovo in acqua. Naturalmente aiutano una solida struttura fisica, buone gambe e mantenere l’equilibrio nonostante il fondo non piano del Lago.

Ma come si formano queste onde alte pericolose?

Le onde alte si formano a causa del vento che soffia sulla superficie dell’acqua, diventano poi alte dopo che hanno percorso un tot di spazio; per esempio col Pelèr le troviamo da metà Lago verso sud, iniziano dopo il golfo di Salò per diventare alte e lunghe in direzione di Sirmione. Invece a Riva del Garda con Pelèr l’onda è quasi inesistente perché la montagna fa da riparo, quindi è un buon sito per immergersi. L’Ora crea un’onda non fastidiosa in tutto il basso lago; ma da Campione o Malcesine in su, dove il lago stringe (fisicamente possiamo dire si crei un effetto Venturi) le onde ingrossano fino a diventare abbastanza alte proprio in alto Lago, a Riva, creando così le condizioni peggiori per un’immersione. Serve quindi un certo percorso perché l’onda si formi e abbia un’altezza rilevante.

Ci sono dei “segnali” tipo colore del cielo, direzione delle onde, tipo di vento la cui conoscenza può aiutarci nel decidere se sia meglio evitare un’immersione?

Sì, per esempio se la giornata è bellissima, il Lago una tavola, ma se è in atto un temporale in alto o basso lago a seconda di dove ci troviamo, meglio rinunciare a immergersi perché per depressione il temporale ci raggiungerà. Le onde che possono creare difficoltà nell’entrata o nell’uscita dall’acqua sono sempre quelle create dal vento (quelle delle imbarcazioni si smorzano in breve tempo, mentre quelle causate dai venti possono durare a lungo). I venti dominanti, che ho citato prima, sono due: nella direzione nord-sud come il Pelèr, che spira al mattino presto fino a fino a mezza mattina, è violento e costante. Da sud a nord l’Ora, che tira dal primo pomeriggio fin verso le prime ore della sera, è debole nel basso Lago, ma rinforza dopo Campione.

Tra i tanti c’è un vento, il Balì o Balinòt, che crea una situazione spiacevole per noi subacquei: ha una direzione simile a quella del Pelèr, è molto intenso e ha la capacità di polverizzare la superficie dell’acqua rendendo difficoltosa la respirazione in superficie.

Eolo dio dei venti ha dispensato al Lago di Garda un’innumerevole quantità di venti: c’è un libro molto interessante e completo a riguardo, I venti del Garda di Duilio Allegri (ed. Serra Tarantola 1984) oppure si possono consultare svariati siti tra cui https://www.lagodigarda.site/i-principali-venti-del-lago/ in cui sono date tutte le caratteristiche. Esistono, in ogni caso, tantissimi posti protetti e ridossati, per esempio se vogliamo immergerci la mattina ma tira Pelèr, il porto del Prà de la Fam, vicino a Tignale, può essere un buon sito, come anche il golfo di Salò o la spiaggia detta della Gea. Ma se tira l’Ora al Prà non è un posto per nulla adatto, meglio allora il Porticciolo di Toscolano Maderno.

Il Prà de la Fam. Foto di Claire Beaux

Mi sembra di capire che la conoscenza degli elementi atmosferici tipici, in particolare dei venti del Benaco e quelli giornalieri siano i presupposti per un’immersione senza sorprese. Vuoi aggiungere ancora qualcosa?

Il lago di Garda, in assenza di temporali o perturbazioni improvvise (comunque rilevabili dalle previsioni locali) è battuto da venti periodici, tipicamente stagionali e di comportamento giornaliero abbastanza regolare. Tutte queste caratteristiche ci danno il vantaggio di poter scegliere, a seconda dell’ora della giornata, il punto di immersione con entrata e uscita meno problematiche.

Il golfo di Salò. Foto di Claire Beaux

Fonti

V. Tonolli Introduzione allo studio della limnologia (1964)

R. Bertoni Laghi e scienza (2018)

I PRINCIPALI VENTI DEL LAGO

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