Immersioni selvagge

Claire Beaux

“Casa possono essere molti luoghi del mondo, perché ciascuno spazio diviene antro protettivo, dolina in cui poggiare le proprie ossa doloranti per qualche ora di sonno.”

Con Deep blue – Storie di relitti e luoghi sommersi (Magenes, 2019) Andrea Murdock Alpini ci aveva portato sul fondo di laghi per scoprire relitti eleganti e simboli di un’epoca d’oro, nelle fredde acque di Scapa Flow a rivivere eventi storici memorabili e nelle più calde rive del Mediterraneo a diretto contatto con episodi drammatici. Una scrittura scorrevole, una cronaca storica accurata e dettagli tecnici precisi che fanno contenti anche i sub più esigenti: ingredienti perfetti per una degustazione di avventure acquatiche.

Con Immersioni selvagge Andrea apre le porte del suo animo e ci fa esplorare le profondità di sé stesso, oltre che della terra e del mare. Questa volta ci ha imbandito un banchetto luculliano.

Le spedizioni raccontate hanno alle spalle una lunga e meditata preparazione: la pausa della quarantena ha sì portato Andrea a rinunciare a viaggi già programmati e tanto agognati, ma ha favorito anche un cambiamento nel modo di osservare sé stesso e il mondo subacqueo.

Tre sono i “filoni” narrati: gli antri della terra, naturali o artificiali, i relitti e la natura marina.

Si parte con un lungo viaggio verso la Romania, destinazione Isverna Cave, grotta che si trova nella catena dei Carpazi. Un van pieno di attrezzatura, quella subacquea non indifferente tra bibombola, stage di vario genere, reel, spool, ma anche sacco a pelo, tenda, generi alimentari e, sicuramente, un taccuino dalle mille pagine ancora bianche pronto a ricevere le parole del nostro esploratore.

Tra le difficoltà iniziali per la preparazione del campo base e le condizioni meteorologiche ahimè sfavorevoli (che non miglioreranno praticamente per tutto il tempo) passano i primi giorni nella Dacia ipogea fino a quando, testa sott’acqua, ecco che arrivano le meraviglie della grotta. Pareti, sifoni, gallerie, la grotta muta di continuo così come l’animo di Andrea che assorbe tutte la magnificenza della natura nonostante la fatica, il peso delle bombole, la preoccupazione che qualcosa vada storto.

Ma la soddisfazione arriva come la luce che si rivede quanto si esce dal ventre della terra: aver goduto di un qualcosa di segreto, come sono segrete le grotte che madre Natura custodisce, essere stati in un luogo dove si dialoga con il più profondo io e si riconoscono i propri limiti.

“Dopotutto cos’è il limite? La decisione di saper rispettare sé stessi […], la consapevolezza di sapersi dire basta […].”

Lasciatosi la Romania alle spalle, ora è la volta di grotte e laghi alpini in Slovenia. Le parole di Andrea, sono così vive e vissute che sembra essere lì con lui: si percepisce la fatica nelle gambe per salire in quota, si sente l’umido della muta addosso, la pace cristallina durante la decompressione.

Un viaggio è finito, ma un’altra meta è già in calendario, anzi due: una miniera di ardesia in Germania prima, una di oro e argento in Valvassera (Prealpi varesine) poi.

Qui è la storia di uomini duri lavoratori che aleggia nelle gallerie inondate dalle acque: accanto alle colature di minerali, segni della presenza umana forse rendono il luogo ancora più sacro. E come scrive Murdock “Le mani. Questo ricorderò della miniera. Le mani che infieriscono colpi alla roccia, le mani che accarezzano la pietra […].”.

Passano i mesi e come dal buio inverno si passa alla solare primavera, così i racconti del nostro esploratore si fanno più luminosi: è tempo di andare per mare, nell’azzurro mare Mediterraneo a rendere omaggio alla motonave Viminale.

Chi conosce un po’ Andrea e ha letto qualche sua intervista, sa che questo più che un incontro amoroso è, per dirlo con le sue parole, “un corteggiamento a lungo inseguito”. Un legame profondo tra il sub e la motonave che ben emerge tra le righe che dedica a questa avventura selvaggia.

I viaggi di Murdock non finiscono qui: una puntatina nei mari del nord, Baltico e Barents, alla scoperta dei relitti antichi in legno, un cargo di inizio secolo e una nave della Prima Guerra Mondiale.

Le avventure si concludono nelle più miti acque mediterranee dove gli occhi si riempiono dei colori accesi dei coralli. Una vera e genuina avventura di marinai e corallari, un racconto caldo che ci ritempra dei freddi rumeni e nordici delle storie appena lette.

A leggere queste pagine sembra quasi di essere sul Van proprio lì accanto ad Andrea: condividere chilometri di asfalto e litri di acqua sulla testa, esplosioni di colori e storie di uomini.

Ma il viaggio questa volta ha qualcosa in più: passeggera e compagna delle immersioni selvagge è l’anima di un ragazzo che non ha vergogna di mostrare i suoi più reconditi pensieri, le sue più intime emozioni, che sa rinunciare a un obiettivo se sente che il pericolo è lì a due passi.

“Chi è l’esploratore moderno? A mio avviso è colui che non scopre luoghi ma piuttosto esplora gli abissi siderali del proprio io.”

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