Scienza e curiosità del Lago di Garda #7 di Claire Beaux

Tutta la comunità vegetale e animale che vive a contatto con il fondo del bacino lacustre e i suoi sedimenti è chiamata bentos (dal greco benthos, abisso). La sua presenza è influenzata dalle caratteristiche chimico-fisiche (sali, soluti, luce, temperatura…) e dal tipo di sedimento (sabbia, limo, sassi) che cambiano con la profondità. Ne fanno parte organismi di dimensioni variabili dai pochi micrometri (alghe, protozoi…) a qualche centimetro (molluschi, vermi, artropodi…).

Adottiamo, come sempre, la “procedura da sub”, seguiamo quindi il profilo del fondo e la prima zona abitata dal bentos che incontriamo è quella litoranea: è la parte ancora a mezz’acqua, dove il fondale è basso, soggetta all’erosione dovuta al movimento dell’acqua e con sedimenti di diverso tipo. I sedimenti limosi sono tipici dei tratti di riva più riparati, raggiunti da un debole moto ondoso, ma ricchi di detriti organici costituiti principalmente da vegetali e da gusci: qui troviamo larve di insetti, ninfe e piccoli molluschi. Un sedimento sabbioso invece, è povero di fauna perché essa non vi trova il nutrimento dato dalle alghe. Le rive sassose, al contrario, sono il sito maggiormente abitato in quanto soggette a moti ondosi abbastanza intensi e quindi le acque possono essere ricche di nutrimenti portati a bordo lago.

La zona litoranea è abitata da organismi in grado di sopportare anche grandi sbalzi termici dovuti ai cicli stagionali e giornalieri, ma risentono delle variazioni del livello delle acque che possono determinare alterazioni ambientali. Un luogo prediletto dalla fauna bentonica litorale è la vegetazione delle macrofite (vegetali che vivono nelle zone di transizione fra la terra e l’acqua) che possono essere emergenti, sommerse o galleggianti: fra le più note ricordiamo le tife (emergenti) e l’elodea (che noi sub incontriamo frequentemente).

Le macrofite emergenti, benché in origine vivessero sulla terra, si sono ben adattate anche all’ambiente acquatico e svolgono azione di sintetizzazione delle sostanze presenti nell’atmosfera, così come di quelle presenti nelle acque che assorbono tramite le radici; in maniera simile si comportano quelle flottanti che si trovano fino a -2  -3 metri. Infine, le idrofite, come dice il nome stesso, vivono sommerse fin dove la luce arriva a sufficienza per poter attuare la fotosintesi (-10 -15 metri) grazie alla presenza del carbonio nella colonna d’acqua.

Le macrofite svolgono un’importante azione di depurazione delle acque inoltre, sia in acqua come in aria, sono rifugio per invertebrati e vertebrati (avifauna, mammiferi e organismi acquatici). Scendiamo verso la zona sub-litorale, per trovare il fondo (meglio parlare di substrato) costituito da sabbia fine e limo (ambiente in cui noi sub dobbiamo pinneggiare molto bene e staccati dal fondo altrimenti si alza un polverone da visibilità zero!): qui si trovano i resti degli organismi vegetali e animali che piovono sul fondo, temperatura e concentrazione di ossigeno sono variabili e il numero di specie presenti comincia a diminuire. Quindi la fauna è poco diversificata, ma resta comunque quantitativamente presente: troviamo, tra gli altri, gamberetti e altri piccoli crostacei (isopodi acquatici).

Qualche altra pinneggiata e ci troviamo nella zona profonda, dove anche noi sub percepiamo la scarsa luce e le basse temperature. In questo ambiente si trovano i Ditteri: vivono in tubi (o tubuli) che essi stessi costruiscono con sedimento e saliva, svolgenti la funzione di riparo ma che permettono loro di elevarsi appena sopra il livello sedimento-acqua e trovare l’ossigeno necessario mancante sul fondo. Altri abitanti curiosi sono gli Oligocheti (dal greco oligo, privo e chete setola), anellidi acquatici cugini dei lombrichi terrestri e strettamente imparentati con gli spirografi marini, che scavando gallerie nel fondo smuovono l’acqua e accelerano il riciclo dei nutrienti.

Concludiamo questa carrellata di biologia su “piccola scala” (la prossima puntata sarà dedicata ai “grandi”, ovvero alla fauna ittica) non dimenticando i batteri. Saranno anche esserini microscopici, ma la loro funzione nelle acque lacustri (e non solo, anche marine e fluviali) è molto importante perché rientrano nella categoria dei produttori primari. La popolazione batterica è varia: alcuni “lavorano” composti a base di idrogeno, zolfo e ferro, altri sono sensibili alla luce, altri ancora sono demolitori di sostanza organica, ossia “convertono” resti di altri animali o vegetali in nuovo nutrimento.

Fonti

V. Tonolli, Introduzione allo studio della limnologia (1964)

R. Bertoni, Laghi e scienza (2018)

Consulenza biologica Diego Aldegani

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