Scienza e curiosità del Lago di Garda #10

di Claire Beaux

Se avete seguito e letto dall’inizio questa rubrica, sapete che vi ho raccontato di fisica, di chimica, di biologia, di esplorazioni, quindi tutta la parte “scientifica” del nostro Lago. “Tutto bello e interessante, Claire, ma le curiosità?? Quando ci parli delle curiosità??”. Sicuramente questa domanda vi girerà in testa fin dalla seconda puntata. Eccoci allora, è arrivato il momento di passare alle curiosità. Contenti? Curiosi?

Comincerò col narrarvi la storia di alcuni luoghi del Lago siti di immersione molto frequentati, così la prossima volta potrete raccontare ai vostri amici sub qualcosa in più oltre al percorso subacqueo. Lunga 1 110 metri, larga 60 metri circa, accarezzata dalle acque del Lago per un perimetro di 1 852 metri, sotto l’amministrazione del Comune di San Felice del Benaco, è l’Isola di Garda. Citata da Dante nel XX Canto dell’Inferno, nel corso della storia ha cambiato denominazione più volte: anticamente era detta Insula Cranie, nel 1200 Isola dei Frati e successivamente ha preso i nomi delle famiglie che la ebbero in possesso, quali i Lechi, gli Scotti, i De Ferrari e in ultimo i Borghese. Infatti oggi è nota come Isola di Garda, ma appartiene alla famiglia Cavazza-Borghese.

Intorno al 1000 fu covo di pirati e banditi, ma più tardi, nel 1221 divenne famosa perché San Francesco la visitò e alcuni frati del suo ordine la scelsero come eremo. Altri personaggi famosi fecero dell’Isola una loro meta, tra i tanti ricordiamo Federico II, San Bernardino da Siena e il pittore Andrea Mantegna. Nel 1821 il conte Lechi cominciò la costruzione della sua dimora che vide ospiti quali Donizetti e Rossini. La villa, in stile gotico-veneziano, che oggi si ammira sull’Isola fu edificata nei primi anni del 1900 dal duca genovese DeFerrari e la moglie russa Anna Maria Annekoff: la loro figlia sposò il principe romano Borghese, da cui il secondo nome con cui si conosce questo luogo, Isola Borghese. Nel tempo, una principessa Borghese sposò un Cavazza, conte di Bologna, famiglia proprietaria a tutt’oggi dell’Isola. Il giardino all’italiana e la splendida villa non sono da meno delle pareti (nel versante est) che sprofondano nelle acque scure del Lago: suggestivi paesaggi sommersi di roccia che sembra non avere fine e talvolta sono rifugio per le anguille.

Nelle acque a sud dell’Isola di Garda, si trova un altro sito frequentato dai sub: gli scogli dell’Altare. Un basso fondale e un gruppo scogli, tre dei quali chiamati Froese, Crosti (o Grosti) e San Biagio (noto anche come Isola dei Conigli). Ma lo scoglio storicamente più importante è lo Scoglio dell’Altare chiamato così, pare, perché i primi cristiani del luogo celebravano messa e vi partecipavano pescatori arrivati da tutto il Lago. Temuti dai naviganti, c’è chi dice di aver sentito il richiamo delle sirene passandoci accanto: certo è che emanano fascino sia sopra che sotto l’acqua. La leggenda narra che i Trimeloni, chiamati così dalle genti perché vecchi, tremolanti e stanchi, scesero dalle montagne del Monte Baldo e si diedero alla pesca nelle acque della sponda veronese del Benaco. Vivevano in armonia, ma erano molto affaticati e chiesero agli dei di passare a miglior vita restando uniti. Gli dei accolsero la loro preghiera e li trasformarono negli scogli antistanti le acque tra Malcesine e Brenzone.

Immersione al Trimelone. (Fotografia di Matteo De Lorenzi)

La storia invece ci racconta che nel X secolo l’Isola di Trimelone fu fortificata dalla gente che abitava le rive del Lago per farne rifugio dall’invasione degli Ungari. Nel 1158 Federico Barbarossa fece distruggere le fortificazioni che vennero ricostruite dalla Repubblica di Venezia alla fine del 1600. Quest’isola, durante la Prima guerra mondiale era avamposto bellico contro l’Impero austro-ungarico e munita di due grossi cannoni. Tra il 1930 e il 1954 fu invece teatro di un’opera di bonifica durante la quale si cercò di recuperare gli ordigni bellici, ma una fortissima esplosione ridusse in polvere le fortificazioni della parte settentrionale. Nel 1960 lo Stato assegnò l’Isola al comune di Brenzone con l’impegno che quest’ultimo la trasformasse in parco pubblico. Ma nulla si fece e l’Isola di Trimelone resta un suggestivo rudere pericoloso.

Trimelone. (Fotografia di Matteo De Lorenzi)

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