Scienza e curiosità del Lago di Garda #12

di Claire Beaux

Avete mai fatto caso alle confezioni del formaggio Bel Paese?

Forse le più recenti sono leggermente diverse dalle originali: io ne ricordo una che aveva un bel faccione stampato sopra, ma solo ora ho scoperto a chi appartiene. È dell’abate Stoppani. “[…] soltanto nella seconda metà del XIX secolo […] la scoperta delle palafitte porta alcuni dei fondatori della scienza preistorica ad interessarsi del Garda. L’abate Stoppani e Von Sacken, attorno al 1860, ne danno le prime notizie.” G.P.Brogiolo, Considerazioni sulla ricerca archeologica nel territorio benacense (1975).

Ora, forse, cominciate a capire perché ho citato il formaggio. L’abate Antonio Stoppani (1824-1891) fu naturalista, paleontologo, patriota. Considerato il padre della geologia moderna, fu anche un grande divulgatore. Insegnò molto e fu proprio insegnando che si rese conto di come gli argomenti più ostici diventassero meno difficili se presentati in maniera divertente e accattivante (un po’ come ho fatto io col formaggio). Galbani, nel 1906, diede il nome “Il Bel Paese” a un suo prodotto per cercare di contrastare i formaggi d’Oltralpe, sfruttando il titolo di un testo famosissimo di divulgazione dell’Abate, Il Bel Paese – Conversazioni sulle bellezze naturali del 1876, in cui Stoppani parlò dell’ipotesi della natura glaciale delle valli dei laghi. Ma per il momento chiudiamo questa parentesi geologica e ringraziamo Stoppani per aver segnalato i siti preistorici, perché è di questo che vi voglio raccontare.

Ho citato l’Abate perché è stato uno dei pochi, e dei primi, a interessarsi delle palafitte lacustri: occorrerà però aspettare il secondo dopoguerra perché una nutrita squadra di studiosi si occupi di nuovo, questa volta in maniera approfondita, di tale patrimonio. “Né si devono dimenticare i promettenti risultati della ricerca subacquea compiuta dal Gruppo Tritone Sub di Desenzano del Garda, con l’individuazione di abitati palafitticoli nel Garda bresciano.” G.P. Brogiolo

Nel 1971 il Tritone Sub scoprì un insediamento nella zona di San Sivino, sulla sponda bresciana e nella parte meridionale del Benaco, zona italiana a forte concentrazione di siti palafitticoli, così come le circostanti colline moreniche. Ma i miei lettori ormai sanno che gli ospiti non mancano mai in questa rubrica. In questa puntata ho il piacere di ospitare Brunella Portulano, archeologa professionista e Direttrice del Museo Civico Archeologico della Valtenesi di Manerba del Garda.

Brunella, cosa rende così particolare il sito di San Sivino?

Sicuramente la sua posizione strategica. L’insediamento palafitticolo di San Sivino-Gabbiano a Manerba del Garda doveva essere localizzato, oltre che nei pressi della spiaggia (come anche ai nostri giorni), a ridosso di terreni resi fertili e facilmente lavorabili per la vicinanza dell’acqua del lago e aree boschive funzionali alla caccia e alla raccolta, oltre che all’approvvigionamento di legname.La sua posizione dovette facilitarne il collegamento con altri siti palafitticoli contemporanei, sia per lago e lungo le sponde meridionali del Garda (San Felice, Moniga, Padenghe, Desenzano) sia nell’entroterra, attraverso la navigazione su piccoli corsi d’acqua (Lucone di Polpenazze).

La spiaggia di San Sivino-Gabbiano, Manerba del Garda

Ho letto che a partire dal 2013, due anni dopo che il sito è stato iscritto nel Sito seriale transnazionale dell’UNESCO “Siti preistorici dell’arco alpino”, si sono iniziati a realizzare una mappatura sistematica della zona e una campagna di analisi mirate, che hanno confermato sia l’utilizzo del legno di quercia come materia prima (mediante la xilotomia) sia permesso la datazione del periodo del taglio dei pali (mediante la dendrocronologia) tra il XX e il XVI secolo a.C.. Successivamente, dal 2017 in poi, con la collaborazione del Tritone Sub, si è accertato che l’estensione del sito è molto maggiore di quanto si pensasse nel 2013, evidenziando con un campo boe galleggiante sulla superficie dell’acqua l’area interessata dai resti di pali (più di 10.000 metri quadrati!) che, infissi nel fondale, reggevano le piattaforme su cui sorgevano le capanne. Si è proseguito anche con la campionatura dei tronconi di pali lignei: questo me lo ricordo perché partecipai anche io e ammetto che fu molto emozionante.

E dopo? I progetti sono continuati? Cosa riserva il futuro al sito di San Sivino?

Le attività subacquee nell’area della palafitta – con la supervisione della Soprintendenza competente, la mia direzione tecnica, il coordinamento e la realizzazione dello Studio Archeo Solution della dr.ssa Sabrina Luglietti e la collaborazione del Tritone Sub di Desenzano del Garda – sono proseguite fino al 2022. Si è continuata la mappatura puntuale dei resti dei pali e la definizione di aree con maggior concentrazione degli stessi, proseguendo nei prelievi di campioni per la determinazione delle specie vegetali utilizzate e le diverse fasi di costruzione e utilizzo del sito abitato.

Il fine di queste ricerche è quello di acquisire maggiori conoscenze possibili, anche mediante il confronto con insediamenti contemporanei nelle vicinanze, per poter proporre ai visitatori del vicino Museo Civico ipotesi e ricostruzioni attendibili. Speriamo di poterle riprendere al più presto, rinnovando anche l’accordo di collaborazione che era stato firmato tra la Soprintendenza, il Comune di Manerba del Garda e il Tritone Sub.

Immagino che durante le “perlustrazioni” siano stati trovati anche oggetti quotidiani? Sono stati raccolti in qualche luogo e sono visibili al pubblico?

Purtroppo, vista la posizione vicinissima alla spiaggia e la scarsa profondità dell’acqua, nel tempo il sito di San Sivino – Gabbiano è stato saccheggiato dall’attività di clandestini, che l’hanno depredato di molti degli oggetti abbandonati sul fondale, soprattutto quelli in metallo e in pietra lavorata, che maggiormente hanno attirato l’attenzione e la curiosità.

Una scelta dei pochissimi che sono stati consegnati al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, o che sono stati recuperati durante le ultime attività organizzate, è esposta all’interno delle vetrine. Alcuni, ancora, sono stati fortunatamente sequestrati a privati dal Nucleo di tutela del Patrimonio dell’Arma dei Carabinieri.

Come Direttrice del Museo, hai un reperto che preferisci? Se sì, perché?

Tra i reperti esposti, in verità tutti di fattura e tipologia abbastanza comuni nei siti palafitticoli gardesani, quello che mi colpisce di più è un’ascia-martello in pietra levigata, il cui foro per l’immanicatura non è stato ultimato e quindi non risulta passante. Si tratta di un manufatto smarrito da chi lo stava lavorando prima di essere finito e ci fa riflettere, meglio di altri, su come tutti gli oggetti rinvenuti ed esposti siano le testimonianze degli uomini che li hanno fabbricati e utilizzati nel corso delle loro vite e di quelle di coloro che li hanno succeduti.

Museo Civico Archeologico della Valtenesi, Manerba del Garda

Immagino che, appena scoperto, il sito sia stato preso d’assalto dai “ladri di tesori”: cosa si deve fare perché ciò non accada più?

La legge italiana proibisce la ricerca e la raccolta dei reperti archeologici, non soltanto perché sono proprietà dello Stato e quindi di tutti i cittadini, ma anche e soprattutto perché ciascuno di loro costituisce un importante tassello per la ricostruzione della storia del contesto di cui fa parte.

È importante educare le persone a questo concetto, affinché si sentano responsabili del patrimonio comune e si facciano tutte “custodi” delle aree archeologiche, dando una mano alle forze dell’ordine e agli Enti preposti nella loro sorveglianza e tutela.

Ringrazio la mia ospite Brunella Portulano che aspetta tutti voi al Museo Civico Archeologico della Valtenesi per mostrarvi le bellezze sommerse un tempo, ma ora riemerse dei lacustri preistorici.

Museo Civico Archeologico della Valtenesi

via Rocca n. 20, 25080 Manerba del Garda (BS)

Da aprile a settembre

aperto tutti i giorni 9.30-13.30; 14.00-18.00, escluso il martedì

Da ottobre a dicembre

lunedì e martedì chiuso

da mercoledì a venerdì dalle 9.00 alle 13.00

sabato e domenica dalle 9.30-13.00; 13.30-17.00

Chiuso 8, 25 e 26 dicembre

Tel e whatsapp +39 3396137247

Facebook: Museo Civico Archeologico della Valtenesi

Instagram: museoarcheologicovaltenesi

Fonti

Gian Pietro Brogiolo, Considerazioni sulla ricerca archeologica nel territorio benacense, Estratto da: Annali Benacensi – Anno II n.2 – 1975

Comunità della Valle dei Laghi, Il sentiero geologico Antonio Stoppani – Itinerari culturali e naturalistici Ecomuseo Valle dei Laghi, scaricabile il pdf qui: https://www.ecomuseovalledeilaghi.it/51/CVL%20Sentiero%20Stoppani.pdf

Brunella Portulano, Maria Giuseppina Ruggiero M.G. 2016, La palafitta di Manerba-San Sivino, Gabbiano (IT-LM-02), in M. Baioni, C. Mangani (a cura di), Back to the roots – Alle radici del cibo. L’alimentazione al tempo delle palafitte, Mantova, 2016.

Brunella Portulano, TRACCE SOMMERSE – 4000 anni fa sul Garda: un abitato palafitticolo dell’Età del Bronzo, Museo Civico Archeologico della Valtenesi, 2017.

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