Marco Carè: fotografo e cameraman subacqueo professionista

Cosa spinge un fotografo specializzato in studio a diventare un fotografo subacqueo professionista?

Domanda complessa e difficile: a me sono bastate un pugno di immagini riportate su un volantino pubblicitario mentre passeggiavo per il mercato popolare di Catania oltre 25 anni fa. Le foto ritraevano sott’acqua le ballerine del corpo di ballo di S. Francisco in pose di una bellezza e di una armonia tale che mi hanno lasciato senza fiato (circostanza non decisamente favorevole per una persona che sta per approcciare la subacquea professionale), talmente belle che mi hanno irrimediabilmente spinto a portare la macchina fotografica sott’acqua. Il mio è stato un percorso lungo, arduo e difficile. Due sono le circostanze della mia professione che non scorderò mai: la prima, da buon autodidatta, una volta presa la decisione di iniziare a muovermi nel magnifico ed affascinante mondo sommerso come fotografo, corsi in libreria ad acquistare quello che ritenevo (erroneamente) un buon libro sulle tecniche della fotografia subacquea. Aperta la prima pagina del manuale (non citerò il titolo ne l’autore, tra poco intuirete il perché!), le prime righe riportavano quanto segue: “La fotografia subacquea è la specialità fotografica più semplice tra tutte le specialità fotografiche”

Dai raccontaci…

Dopo oltre 22 anni di professione fotografica subacquea, trovandomi a volte capovolto a testa in giù, avvolto da una pressione di oltre 4 o 5 bar su ogni centimetro quadrato del mio corpo, sotto una maledetta incredibile spinta della corrente marina, cercando di mettere a fuoco attraverso una attrezzatura ingombrante e pesante una creatura marina grande quanto metà dell’unghia del mio mignolo con l’occhio che corre costantemente tra il manometro che controlla la quantità di gas residuo nella mia bombola ed il computer subacqueo che mi riporta quanti secondi rimangono prima di far partire tediose e noiose tappe di decompressione, ecco… in quegli idilliaci momenti ripenso alle poche righe di introduzione di quel primo manuale tecnico didattico, mi verrebbe voglia di cercare l’autore e tirargli un sonoro pugno in faccia!

La seconda circostanza, anch’essa crudelmente esplicita nel farmi prontamente intuire quanto sarebbe stato lungo ed arduo il percorso che avrei dovuto affrontare per affermarmi come fotografo subacqueo professionista, si palesò subito dopo il sudato acquisto nel lontano ottobre del 2000 di una attrezzatura subacquea usata composta da una Nikon F801, uno scafandro Subal ed un flash subacqueo, per una cifra di oltre 5 milioni di lire. Scendo a Catania nel bel mezzo del mese di dicembre, con l’intenzione di seguire i magnifici test di esposizione subacquea, sempre suggeriti dal fantastico manuale riportato sopra. Siccome mi piace non farmi mancare nulla, decido anche di scendere in muta stagna. In quel momento stavo prendendo il brevetto subacqueo di secondo livello. Risultato? Scendo alla profondità di 7/8 metri ad Acitrezza, in una piccola baia, mi metto in ginocchio (impossibile parlare di controllo dell’assetto a quello stage) davanti ad una roccia, seguendo scrupolosamente i suggerimenti del mio buon e sacro manuale didattico, dove mi consiglia i dettagli tecnici per verificare il numero guida del mio flash subacqueo: il risultato è stato semplicemente catastrofico!!! La risacca mi impediva di rimanere fermo sul fondo, e mi sballottava continuamente a destra e a sinistra e, nel frattempo, il freddo mi ha fatto provare per la prima volta il disagio (e la vergogna per allora) di urinare nella muta stagna. Sono uscito dall’acqua in lacrime, perché avevo perfettamente intuito che tutto il mio bagaglio culturale e didattico da fotografo terrestre era praticamente inutile nel tentativo di applicarlo al mondo sottomarino! Prima di poter raggiungere una qualità fotografica professionale subacquea, avrei dovuto lavorare ardentemente e costantemente sull’assetto del mio corpo in acqua, e alla lucida ed attenta gestione dell’attrezzatura fotografica avvolto dal mondo liquido.

Sempre più interessante

Tutte queste circostanze mi hanno spinto a partire per posti  intorno al mondo in cui veniva praticata la subacquea professionale, immergendomi più e più volte al giorno, inizialmente per cercare di aggiungere quanta più confidenza possibile al mio corpo adeguandolo al massimo a muoversi con disinvoltura e pieno controllo nel “Sesto Continente” di Folco Quilici. Poi, dopo un lungo tirocinio, ho iniziato a muovermi in acqua con l’attrezzatura fotografica e video, producendo lavori sempre più raffinati.

Tutto ciò, dopo 22 anni di attività, mi ha portato ad oggi, nel pieno della mia consapevolezza tecnica e professionale, alla imminente realizzazione di un fantastico e meraviglioso progetto fotografico subacqueo che si terrà presso la piscina di Desenzano nella seconda metà del mese di ottobre 2022. Inseguo la realizzazione di questo progetto praticamente fin da quando ho iniziato a lavorare sott’acqua, inspirato proprio da quel magico volantino di tanti anni fa che citavo all’inizio di questo articolo. Per il momento desidero non anticipare nulla, per scaramanzia, ma spero tanto a breve di poter avere l’onore ed il privilegio di poter postare un altro blog e qualche immagine sul magico sito di TEK Evolution S.r.l., per gentile concessione del titolare Marco.

Come direbbero i britannici: Stay Tuned!

A presto e grazie.

Marco Carè

www.underwatercare.com

Instagram: underwater_care

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